«Chi sono? Da dove sono venuto? Qual è lo scopo della vita? Cosa accade alle persone quando muoiono? C’è un mondo delle anime eterne? Dio esiste davvero? Dio è veramente onnipotente? Se lo è, perché se ne sta in disparte a guardare le sofferenze del mondo? Se Dio ha creato questo mondo, ha creato anche la sofferenza che lo devasta? Cosa potrà mettere fine alla tragica occupazione della Corea da parte del Giappone?Che significato ha la sofferenza del popolo Coreano? Perché gli uomini si odiano, lottano tra loro e fanno la guerra?». Il mio cuore era pieno di queste domande serie e basilari. Nessuno poteva rispondermi facilmente, così non mi rimaneva altro che pregare.
La preghiera mi aiutava a trovare sollievo. Ogni volta che presentavo a Dio i problemi angoscianti che avevo nel cuore, la sofferenza e il dolore svanivano e il mio cuore si sentiva liberato. Cominciai a dedicare sempr più tempo alla preghiera, e giunsi fino a pregare per tutta la notte. Come risultato di quel travaglio ebbi un’esperienza rara e preziosa, con la quale Dio rispose alle mie preghiere. Quel giorno rimarrà per sempre la memoria più cara della mia vita, un giorno che non potrò mai dimenticare.
Era la notte prima di Pasqua, e avevo quindici anni compiuti. Per tutta la notte avevo pregato sul monte Myodu, implorando Dio tra le lacrime perché mi rispondesse. Perché mai aveva creato questo mondo così pieno di dolore e disperazione? Perché il Dio onnisciente e onnipotente aveva abbandonato il mondo in una tale sofferenza? Cosa avrei dovuto fare per la mia patria oppressa? Piangevo sconsolato, mentre ripetevo continuamente queste domande.
Di prima mattina, il giorno di Pasqua, dopo che avevo trascorso tutta la notte in preghiera, Gesù apparve davanti a me. Arrivò in un istante, come una folata di vento, e mi disse, «Dio è molto addolorato per la sofferenza dell’umanità. Tu devi svolgere sulla terra una missione speciale, che ha a che fare con l’opera del Cielo».
Quel giorno, vidi chiaramente il volto amareggiato di Gesù. Sentii chiaramente la sua voce. L’esperienza di essere testimone della manifestazione di Gesù scosse violentemente il mio corpo, come le foglie di un pioppo scompigliate da un forte vento. Nello stesso tempo fui sopraffatto sia da una paura tanto grande da sentire che ne sarei morto, che da una gratitudine tanto profonda da sentire che ne sarei esploso. Gesù mi parlò chiaramente del lavoro che mi aspettava. Le sue parole furono straordinarie: si trattava di salvare l’umanità dalla sua sofferenza e restituire la gioia a Dio. La mia risposta iniziale fu: «Non posso farcela. Come potrei riuscirci? Come puoi darmi una missione di un’importanza così estrema?». Ero davvero spaventato. Volevo in qualche modo rifiutare quella missione, così mi aggrappai all’orlo della sua veste e piansi inconsolabilmente.